Privacy Policy Salzillo: "Se non giochi per vincere, tanto vale non giocare affatto"

Salzillo: “Se non giochi per vincere, tanto vale non giocare affatto”

Sabato scorso ha segnato il suo primo gol in campionato, premio personale alla caparbietà dimostrata in questa stagione di esordio con la maglia del CUS Caserta. Francesco Salzillo, studente di Economia della Luigi Vanvitelli, parla della sua esperienza all’ombra dell’Aulario, dei prossimi CNU che lo vedranno protagonista e delle frasi motivazionali con cui si carica per affrontare queste e altre sfide.

Pur all’interno di una partita negativa per il CUS, l’ennesima di questa stagione, contro Città di Acerra sei riuscito a sbloccarti segnando il tuo primo gol in campionato. Immagino che sul piano personale sia stato comunque un bel momento per te…

“Sì, personalmente è stato un bel momento. Anche perché lo stavo cercando da tanto. Davo sempre il tutto per tutto, ma il gol non arrivava mai, e alla fine gli sforzi sono stati premiati: mi è servito anche dal punto di vista psico-fisico, si può dire che mi sono tolto un peso. Per quanto riguarda invece la squadra, dobbiamo risollevarci e terminare al meglio il campionato. A cominciare dalla sfida con il Matese di domani (sabato 19 febbraio, ndr.).”

Tu sei il più giovane della squadra. Come hai vissuto la situazione di partire quasi sempre dalla panchina e/o di essere impiegato per spezzoni di gara?

“Bene. Nel senso che sapevo sin dall’inizio che il mio impiego sarebbe stato graduale. Devo dire che proprio grazie ai miei compagni ho acquisito quella sicurezza che mi ha permesso di aumentare a poco a poco il minutaggio. Inoltre i ragazzi non mi fanno mai mancare il loro sostegno, producendosi in incoraggiamenti di tutti i tipi, perché conoscono le mie potenzialità e vogliono aiutarmi ad esprimerle.”

Ho visto che in più occasioni non hai lesinato aiuto alla fase difensiva. Sei un generoso.

“Sono sempre stato abituato a dare il massimo. Come sai preferisco attaccare, ma se mi viene chiesto di dare una mano dietro sono a disposizione. A maggior ragione se la squadra attraversa un momento difficile. C’è bisogno di tutti.”

Nella bio del tuo profilo Instagram compare una citazione in lingua inglese: If you don’t play to win don’t play at all/Se non giochi per vincere non giocare affatto. Con questo spirito competitivo, quanto è difficile dover accettare la lunga striscia di sconfitte che accompagna il CUS da tre mesi a questa parte?

“Innanzitutto si tratta di una frase motivazionale. Esprime un concetto in cui credo. Ogni partita, a prescindere dal valore dell’avversario, che può essere più o meno forte, deve essere giocata per vincere. Mi reputo una persona molto competitiva, quindi non gioco per partecipare ma per provare a raggiungere il massimo risultato. Ovviamente al CUS gli ultimi mesi sono stati abbastanza complicati, però ci tengo a dire che proprio nei momenti più difficili, quando ci siamo presentati a giocare in cinque contati, abbiamo dato sempre il 100%. Poi, è chiaro, i risultati non sono arrivati, ma credo che noi come gruppo, come squadra, in quei momenti abbiamo ugualmente vinto. La vittoria non è solo quella raccontata dal punteggio finale. Se dai tutto te stesso, vinci a prescindere.”

Sei pronto allora per portare questo spirito battagliero ai CNU? Che sensazioni hai alla vigilia di questa manifestazione?

“Mi incuriosisce molto, non vi ho mai partecipato. Spero di viverla al meglio e naturalmente di vincere la partita di martedì (contro il CUS Salerno, alle 15:30, all’Aulario, ndr.) per partire subito con il piede giusto. Mi aspetto un contesto molto competitivo, per cui ci sarà da divertirsi, da sudare e, speriamo, anche da vincere.”

Tu studi Economia a Capua. Sei competitivo anche nello studio?

“Diciamo che io sono competitivo a 360 gradi. La competizione mi scorre nelle vene, anche nel quotidiano. Però riesco a canalizzarla maggiormente nel calcio a 5, che viene al primo posto. È quello l’ambito in cui mi esprimo meglio, perché quando gioco avverto l’ebbrezza della libertà. Al secondo posto, ma subito dopo, c’è lo studio… (ride, ndr.)

A cura di Luigi Fattore

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