CAPUA (CE) – Lorenza Pelagalli, studentessa dell’Orientale di Napoli, in forza al CUS Caserta da tre anni, racconta la ‘relazione’, ormai ventennale, con la sua grande passione: la pallavolo. La capitana, che in campo può ricoprire più ruoli, si appresta ad affrontare una stagione particolare, nuova a tutti gli effetti, con l’entusiasmo di sempre. L’obiettivo primario è quello di giocare titolare, sì, ma anche di mettere al servizio delle giocatrici più giovani arrivate quest’anno la sua esperienza e aiutarle a migliorare. E magari, nel tempo libero, consigliare loro anche qualche buon film o buon libro.
Lorenza, questa appena iniziata è una stagione completamente diversa, con la squadra profondamente rinnovata. Cosa ti aspetti dal 2022/23?
“Mi aspetto una crescita collettiva. Credo che le giocatrici più giovani possono darci una mano a tirar fuori quel bambino che c’è dentro di noi. A volte siamo troppo prese dallo studio o dal lavoro, perdendo un po’ di vista quello che deve essere lo spirito del gioco, perciò ben venga un po’ di sana leggerezza. Allo stesso tempo noi ‘anziane’ possiamo contraccambiare responsabilizzandole, e aiutandole sotto un altro aspetto. Ci sarà uno scambio, ecco. Mentre a livello pallavolistico in senso stretto prevedo una stagione complicata sul piano dei risultati. Siamo un gruppo nuovo, e ci vorrà del tempo per trovare l’amalgama. Però le qualità ci sono, e fatta eccezione per le squadre che sono oggettivamente più attrezzate di noi, ce la possiamo giocare con tutti.“
Prima parlavi di responsabilità. Essendo tu la capitana della squadra, la avverti particolarmente, immagino.
“In determinate situazioni sì. In occasione della prima partita a un certo punto stavo perdendo di lucidità e mi sono dovuta fare forza da sola. Credo che il ruolo del capitano sia innanzitutto questo: deve tenere su la squadra nei momenti di difficoltà e non può permettersi cali emotivi. Devo dire però che le ragazze sono eccezionali a non farmi sentire troppo questo peso. È un bello spogliatoio, il nostro, ‘variegato’. Speriamo di fare bene.“
Tu vuoi stare sempre in campo, come è giusto che sia. Come vivi la possibilità di un avvicendamento con una giocatrice più giovane che magari è migliorata anche grazie ai tuoi consigli?
“Eh, questa è la doppia faccia della medaglia. Devono coesistere entrambe le cose, la voglia di giocare e la voglia di trasmettere l’esperienza. Si deve vedere cosa è utile alla squadra, e ovviamente queste scelte sono di competenza di mister Iacono. In generale credo che in alcune partite serva l’esperienza, mentre in altre magari la valutazione verte maggiormente sulla tecnica, sulle diverse tipologie di attacco, e allora lì anche il centimetro in più può fare la differenza. In questo momento il ballottaggio è tra me e Federica Iorio, ma è un tipo di situazione che non vivo male, anzi. Per quanto mi riguarda, ove possibile, darò sempre consigli a tutte, e a tutte auguro un percorso pallavolistico migliore del mio, ci mancherebbe altro. La competizione è fondamentale nella pallavolo. La partita poi è sempre lo specchio di quello che fai in allenamento, perciò è utile sia per chi sta fuori sia per chi sta in campo, oltre al fatto che ci sono anche i cambi durante le partite. Nessuno ha il posto assicurato.“
Quanto ti manca Valeria Gentile?
“Tantissimo. Valeria è la mia stella nel buio. La mia migliore amica, la mia spalla. Abbiamo cominciato insieme otto anni fa, e abbiamo costruito un rapporto splendido che va molto oltre il campo. In mezzo al campo poi Valeria si fasceva sentire, sia sul piano tecnico che su quello temperamentale, prendendosi tante responsabilità. Sì, si sente tanto la mancanza. E non nego che con Valeria e Checca (Oliviero, ndr.) abbiamo perso l’80% della squadra, perché costituivano una struttura consolidata su cui potevi sempre contare.“
La pallavolo per te è quasi totalizzante. C’è comunque spazio per altre passioni?
“Al netto dei rapporti umani, la pallavolo è al di sopra di tutto. Io gioco dal 2003 e quindi nel 2023 questa mia grande passione compirà 20 anni. Comunque non si tratta dell’unica passione. Mi piace il cinema, apprezzo il teatro comico, adoro leggere. Non sono però fissata con autori particolari, non mi interessa tanto cosa c’è dietro o l’etichetta; mi lascio coinvolgere dal prodotto finale, da un dettaglio che accende la mia curiosità. Posso essere attratta tanto da storie vere quanto dai fantasy. Shutter Island e Seven sono film che ho apprezzato molto, così come la saga di Harry Potter, di cui sono una patita. Tra l’altro, io, studiando Lingue, sono molto legata all’Inghilterra, e le scomparse a stretto giro sia della regina Elisabetta che dell’attore Robbie Coltrane mi hanno fatto vivere un brutto momento. Un libro, invece, che di recente mi ha preso molto è L’enigma della camera 622 di Joël Dicker, un giallo che durante il lockdown leggevo anche alle 6 del mattino.”
Tu studi all’Orientale. Come intendi un domani sfruttare le competenze linguistiche acquisite?
“Sì, sto terminando il mio ciclo di studi all’Orientale a Napoli. Mi sto specializzando in francese e in spagnolo, ma parlo anche inglese e un po’ di polacco: qualche anno fa avevo una compagna di giochi polacca da cui ho imparato qualche filastrocca che alla fine si è rivelata utile per imparare diverse parole. Mi piacerebbe il lavoro di traduttrice simultanea. Magari, perché no, arrivare ai livelli di Olga Fernando (ride, ndr.). Anche se è molto difficile, visto lo studio che c’è dietro.“
Un ruolo dirigenziale in una società di pallavolo non ti interesserebbe? Del resto ami questo ambiente e lo conosci bene.
Sì, certo, mi piacerebbe. In parte è un ruolo che ho già ricoperto in passato. Sono sempre presente, l’ambiente mi piace tantissimo. Forse però inizialmente avrei difficoltà con le carte…
Ultima domanda: perché il numero 13?
“Il numero 13 mi perseguita da sempre. Sono sempre stata 13esima nell’appello, il numero civico della mia estetista è il 13, con il mio fidanzato ci siamo messi insieme il 13, e poi il 13 era il numero del palleggiatore italiano Dragan Travica. In alcune culture il 13 sarà anche associato alla sfortuna, ma per quanto mi riguarda è stato sempre portatore di cose belle“.
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A cura di Luigi Fattore
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