Privacy Policy Emanuela Amico: "Preferisco una traversa spettacolare a un gol 'facile'"

Emanuela Amico: “Preferisco una traversa spettacolare a un gol ‘facile'”

CASERTA – Una delle protagoniste assolute di questa prima esperienza del CUS Caserta nel campionato federale di calcio a 5 femminile è senza dubbio Emanuela Amico.

Costruttrice di gioco e al tempo stesso finalizzatrice, grazie al suo tiro “distruttivo” (come lo ha definito mister Palma in occasione della trasferta di Capri) che le ha permesso di realizzare, tra campionato e coppa, ben 19 reti, la studentessa di Psicologia, leader tecnico della squadra, avverte la responsabilità di dover essere riferimento costante delle compagne, e soprattutto di mettere la sua esperienza al servizio delle meno esperte.

Emanuela, siamo al giro di boa: come giudichi sin qui la stagione del CUS Caserta?

“Intanto ci tengo a dire che la scelta di giocare per il CUS Caserta, così come detto dal mister a inizio anno, si è rivelata la migliore che potessi fare. Avere alle spalle una società solida, che non ci fa mancare nulla, è di fondamentale importanza per continuare, sul piano personale, l’avventura nel calcio a 5, e, allo stesso tempo, contribuire alla realizzazione del progetto societario. I risultati raggiunti sin qui, terzo posto in classifica e approdo alle Final Four di Coppa, direi che sono ottimi. Mi dispiace solo che ancora non siamo riuscite a formare un gruppo forte, coeso, obiettivo personale che mi sono posta, al di là dell’aspetto tecnico.”

In questo senso avverti la responsabilità di dover dare quel qualcosa in più e fare da ‘chioccia’ alle compagne meno esperte?

“Sì, assolutamente. Io in tutte le cose che faccio metto tutta me stessa, e sono la prima critica di me stessa. So che razionalmente posso dare quel qualcosa in più, aiutare le mie compagne, soprattutto quelle meno pronte che si sono affacciate da poco tempo al calcio a 5. La mia sfida è proprio questa: andare a compensare, con il mio contributo, l’inesperienza altrui, ovviamente senza presunzione, ma solo con l’intento di aiutare, nel mio piccolo, la crescita collettiva. Se io posso dare 100, e, in un determinato frangente della partita o anche durante gli allenamenti, la mia compagna può dare 90, sono disposta a integrare il 10 mancante.”

In questo ruolo ‘direttivo’ che ricopri in campo, possono essere utili, per meglio comprendere le dinamiche comportamentali delle compagne di squadra, i tuoi studi in Psicologia?

“Devo dirti la verità: non porto all’interno del terreno di gioco i miei studi in Psicologia; tuttavia però riesco a vedere nelle persone dei determinati comportamenti che ho studiato in… fisica! Lo so, sembra strano, ma, ad esempio, se sai che la variabile indipendente è il punto e la variabile dipendente crea il risultato, allora ragiono sul fatto che dietro un certo risultato o comportamento c’è un qualcosa. Lo studio della fisica, retaggio degli anni al liceo scientifico, mi ha aiutato ad assumere un punto di vista generale su tutte le cose e a comprendere quali sono i processi che poi sfociano in un obiettivo o in un risultato.”

Sul piano strettamente tecnico, una delle tue caratteristiche principali è rappresentata dall’avere un ottimo calcio con il piede destro, che ti ha permesso di realizzare 19 reti oltreché a colpire, praticamente in ogni partita, almeno un palo o una traversa. Volevo chiederti: è più gratificante prendere una spettacolare traversa o mettere a segno un gol ‘facile’ o, per così dire, ‘brutto’?

“Senza dubbio preferisco colpire una bella traversa piuttosto che realizzare un gol facile o brutto. Anche perché se prendo una bella traversa mi concentro più sulla bella esecuzione che non sulla sfortuna che non abbia fruttato il gol; invece un gol ‘brutto’ è solo sfortuna… (ride, ndr.).”

Nel tempo libero da allenamenti con il CUS o dallo studio, alleni una squadra di bambini: in che modo li aiuti ad approcciarsi al calcio a 5? Si può dire che i bambini rappresentano la tua altra grande passione?

“Sì, alleno i bambini nati dal 2012 al 2015. Ovviamente si parte dalle basi: conduzione della palla, passaggio, corsa all’indietro, concezione dello spazio, movimento. Stare con i bambini, al di là del calcio a 5, è sempre stata una mia passione. Mi piace passare tanto tempo con loro, anche con i miei cuginetti, perché, avendo fatto l’animatrice, so che nel bambino posso ritrovare me stessa e imparare qualcosa io. La sincerità che condivide un bambino non ha prezzo: se io gli posso insegnare una cosa, lui a me ne insegna dieci, anzi, undici. Non c’è niente di più bello che vedere un bambino felice, soprattutto se quel bambino magari ha alle spalle una situazione familiare difficile. Ecco, se anche per soli 10 minuti posso aiutarlo a dimenticare i problemi, mi sento la persona più felice del mondo.”

Prima hai detto “undici”, che è anche il tuo numero di maglia: come mai ci sei così affezionata?

“Non c’è un motivo in particolare. Diciamo che tanti anni fa facevo danza classica e il pomeriggio giocavo a pallone con mio cuigino nel portone di nonno: in quel periodo insistei tanto per giocare a calcio con maggiore assiduità, e finalmente mi capitò tra le mani questa maglietta rossa con il numero 11. Fu il mio primo numero, una sorta di conquista, un primo amore: finalmente ce l’avevo fatta a vincere quel pregiudizio secondo cui il calcio non fosse uno sport adatto alle donne. Così decisi di tatuarmi il numero 11 anche sulla gamba. Sarà per sempre il mio numero”.

La situazione nel gruppo A

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A cura di Luigi Fattore

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